A basso volume. La tecnologia accessibile alle persone sorder by AA.VV

A basso volume. La tecnologia accessibile alle persone sorder by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La meridiana
pubblicato: 2023-06-04T22:00:00+00:00


Pandemia e Comunicazione

L’uso delle mascherine ha comportato problemi di comprensione per i sordi e gli ipoacusici perché le labbra non erano più visibili e molti si aiutano proprio leggendo il movimento delle labbra o unendo il suono che percepiscono al movimento delle stesse. Le mascherine filtrano il parlato in uscita, quindi diventa più difficile sia capire che farsi capire.

Questo per quanto riguarda i rapporti diretti tra le persone, ma problemi analoghi si sono riversati anche nella comunicazione digitale. L’uso esponenziale delle piattaforme digitali per comunicare (Zoom, Meet, Teams, Webex…) ha fatto emergere problemi non nuovi per i sordi, ma sicuramente acuiti dal fatto che i rapporti di lavoro come le relazioni sociali, nei due anni della pandemia, si sono riversati in massa in un ambiente digitale. Questa trasformazione non è finita con la pandemia perché ci ha fatto scoprire un nuovo modo di lavorare e stare assieme e quindi continueremo a usare questi strumenti. Il che significa, per una persona con problemi di udito, attrezzarsi per poter usare agilmente gli ambienti digitali tramite delle interfacce facili da usare, tramite delle alternative all’audio come la trascrizione, la sottotitolazione o l’uso della lingua dei segni in diretta. Ecco, abbiamo toccato il cuore del nostro progetto. È proprio questo che abbiamo cercato di fare: mettere a confronto le piattaforme più accessibili, scegliere gli accorgimenti e i dispositivi più adattabili per poter capire e farsi capire anche online; tutto questo coinvolgendo una Comunità di pratica, un gruppo di persone sorde e ipoacusiche che hanno sperimentato assieme a noi queste possibilità.

Il progetto ha per titolo “Pandemia e Comunicazione: video tecnologie contro l’esclusione dei soggetti con disturbo uditivo” e, se avessimo potuto, strada facendo, avremmo cambiato il titolo, anche più volte, perché man mano che avevamo più esperienza abbiamo cambiato piattaforme, dispositivi ma soprattutto abbiamo incontrato problemi a cui non avevamo pensato, abbiamo incontrato delle barriere invisibili che non ci aspettavamo. Faccio un esempio solo: la predisposizione della persona sorda verso uno strumento piuttosto che un altro dovuta a semplice abitudine o a simpatia.

Il nostro percorso di progetto prevedeva una fase preparatoria e una fase operativa. Nella prima abbiamo costituito il gruppo di lavoro composto da figure professionali molto diversificate (un tecnologo, una disability manager, una psicologa del lavoro e un giornalista). Il passo successivo è stato quello di trovare la nostra Comunità di pratica, ovvero persone con deficit uditivi che avessero una certa capacità tecnologica e fossero inseriti nel mondo del lavoro. Infine abbiamo sensibilizzato tutta una serie di soggetti dell’area metropolitana milanese per costruire una rete interessata a sperimentare e a diffondere i risultati del progetto. Per questo ultimo punto, grazie al fertile tessuto sociale milanese e alle conoscenze della disability manager, siamo riusciti a interessare ben 16 soggetti.

La fase operativa invece ha visto la realizzazione di una serie di laboratori di valutazione delle piattaforme e dei dispositivi. L’idea originale prevedeva dei laboratori in presenza ma il peggioramento della situazione sanitaria, dovuta alla pandemia da Covid-19, ci ha costretto a cambiare i nostri piani.



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